FOBIA: LA GENESI

Come nasce la fobia?
Quando qualcosa ci spaventa, o forse ancor meglio terrorizza, l'angoscia potrebbe essere spostata su un oggetto esterno animato o non animato e controllata originando quello che comunemente noi psicologi e psicoterapeuti chiamiamo fobia. Si concretizza in terrori di varia natura e ansie generalizzate, ad esempio: paura dei ragni, paura degli spazi chiusi, paura degli insetti, paura dei gatti, ecc.

Quando la sofferenza risulta eccessiva potremmo difenderci con due meccanismi di difesa:

1. La scissione attraverso il quale si separa l'angoscia dal resto emozionale;

2. La proiezione nella quale l'angoscia si inserisce all'interno di un oggetto simbolico quale gatto ragno spazio chiuso o altro.

Ecco che il gioco è fatto, la mente ha l’illusione di essersi liberata dell'angoscia in realtà ne siamo diventati dipendenti.
Dalla mia esperienza come psicologo e psicoterapeuta e grazie anche all’utilizzo della psicoanalisi come metodologia di cura, mi risulta che l'angoscia è controllata perché l'abbiamo inserita dentro qualcosa che se non incontriamo stiamo bene. In concreto, l’azione esercitata dalla mente consiste nel tentativo di liberarci dei nostri contenuti spiacevoli inserendoli in un contenitore esterno.
La scelta stessa del contenitore non è casuale ma simbolizzata.
In sostanza, l’oggetto della fobia che noi scegliamo ha significati soggettivi che riconducono al problema principale ovvero all'angoscia primitiva.

 

Cosa succede nel momento in cui ci confrontiamo con l'oggetto fobico?

Qualsiasi cosa può essere riempita della nostra angoscia, qualsiasi cosa e tutto ciò che abbia un’accezione simbolica. Spostandola su l’oggetto contenitore della fobia abbiamo l’illusione di liberarcene almeno fino a che questa sofferenza in qualche modo non ritorni da noi.
Un’angoscia ritorna sempre, non scompare mai.
Nel caso di confronto con l’oggetto fobico infatti ecco che emergono delle paure incontenibili, delle vere e proprie somatizzazioni corporee, un’ansia devastante che talvolta arriva il panico.

 

La fobia nella psicoterapia psicoanalitica

L’attacco di panico potrebbe essere considerato come il picco più elevato di tale angoscia e non tutti posseggono il substrato necessario per trasformare l’ansia in panico ma laddove questo processo avviene la sofferenza è molto elevata.
L’obiettivo della psicoterapia psicoanalitica è quello di elaborare queste angosce arrivando alla radice cercando di recuperare l’angoscia scissa e proiettata sull’oggetto contenitore della fobia e mentalizzarla collegandola col proprio passato. In tal modo il paziente ha la possibilità di decodificare ciò che lo spaventa contattando l’emozione primitiva ed integrandola nello psichismo. Tale mentalizzazione risulta più complicata nelle strutture di personalità più gravi come nel caso delle psicosi.
Nelle strutture nevrotiche, invece, le elaborazioni sono più semplici perché il soggetto è più evoluto a livello psichico e possiede gli strumenti per poter non solo effettuare una psicoterapia di stampo espressivo ma anche accedere al simbolismo più profondo e comprendere meglio le interpretazioni del professionista psicoterapeuta.
Dalla fobia non è impossibile uscire.